Carlo Nordio, guardasigilli del governo di estrema destra, ribadisce di essere un garantista. Nella sua relazione sulla giustizia, dietro le solite lamentele sulla diffusione delle intercettazioni, propone sostanzialmente di sottrarre la regolamentazione delle intercettazioni ai magistrati ed affidarle ai capi delle procure e al ministero dell’interno. Il guardasigilli afferma durante un’audizione in senato che le intercettazioni sono “uno strumento micidiale di delegittimazione personale e politica”.
Ma Nordio ribadisce di essere un garantista, tanto è vero che cita il suo amico Loris D’Ambrosio, “deceduto forse anche lui di crepacuore perché era stato coinvolto in questa porcheria di diffusione pilotata e arbitraria di intercettazioni”. Tutta questa concione si conclude con l’affermazione che, per la riforma delle intercettazioni, è pronto a dimettersi. La maggioranza e parte dell’opposizione plaudono al guardasigilli garantista, dopo tanti anni di ministri forcaioli. Peccato che questo governo si sia presentato con un provvedimento che ribadisce in sostanza l’ergastolo ostativo ai detenuti che rifiutano di collaborare con i loro aguzzini, il decreto legge 162 approvato il 31 ottobre. Questo decreto cancella la sentenza della Corte Costituzionale del 2021 che aveva invitato il parlamento ad adeguare la normativa ai principi costituzionali e soprattutto si fa beffe della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che considera l’ergastolo ostativo tortura, trattamento degradante ed inumano che viola il generale rispetto della dignità umana. Forse a quella riunione del consiglio dei ministri il garantista Nordio era assente.
L’ergastolo ostativo è considerato il fratello minore del 41 bis: ancora oggi in Italia ci sono persone sottoposte a regime di “carcere duro” dalla sua prima introduzione: significa che per oltre trent’anni non hanno visto il cielo, parlato con un altro essere umano o camminato in uno spazio più grande di pochi metri quadrati. Qualcuno ci è finito per crimini atroci, qualcun altro ci si trova perché condannato per atti che non hanno fatto vittime. E la giustizia, con tutto questo, non c’entra nulla; c’entra la vendetta di classe.
Contro tutto questo si sta battendo Alfredo Cospito, in sciopero della fame da quasi due mesi. Cospito ha perso 25 chili, ma evidentemente non è amico di Carlo Nordio. Gli avvocati difensori di persone che si richiamano all’ideale anarchico attualmente sotto processo, hanno denunciato l’accanimento giudiziario nei confronti dex loro assistitx. La denuncia ha avuto vasta eco sui giornali, ma il garantista Nordio forse non legge i giornali. Carlo Nordio, in quanto ministro della giustizia e responsabile di quanto succede nelle carceri italiane, è responsabile della salute di Alfredo Cospito e Anna Beniamino. Siamo convinti che dopo questo nostro scritto, il buon guardasigilli vorrà volgere il suo sguardo in quel di Sassari e di Rebibbia, dimostrando che non si occupa solo di intercettazioni e delle carriere dei magistrati, e che si impegnerà nel rendere giustizia ax due perseguitatx: una questione di “civiltà giuridica sulla quale questo ministro è disposto a battersi fino alle dimissioni”.
Avis Everhard